Storia degli scavi di Pompei, che riportarono alla luce la città antica rimasta sepolta a causa della catastrofica eruzione, eccezionale testimonianza della civiltà romana.
Scavi di Pompei storia breve
Tutto iniziò con le prime causali scoperte avvenute alla fine del sedicesimo secolo, durante i lavori di bonifica che interessarono la Valle del Sarno.
Nel 1748, sotto Carlo III di Borbone, iniziarono le prime esplorazioni sotterranee che portarono a identificare il sito di Pompei, posto su un contrafforte prodotto da una colata lavica, emessa dal Vesuvio durante un’eruzione avvenuta in epoca preistorica.
Gli scavi riportarono alla luce una città del mondo antico, eccezionale testimonianza della civiltà romana, dove la vita si arrestò improvvisamente nell’anno 79 d.C., quando una catastrofica eruzione del Vesuvio ricoprì di lapilli infuocati e di cenere, uomini e cose, sotto uno strato di materiale eruttivo alto 4-5 metri.
Pompei ebbe origine nel settimo secolo a.C. con l’unificazione di più centri agricoli, cadde sotto l’egemonia greca e per un periodo etrusca, successivamente finì in mano ai sanniti.
In epoca sannita la città visse un periodo prospero, merito anche della ricchezza derivante dalla produzione e dal commercio del vino, come testimoniano i monumenti, lo sviluppo urbanistico e la costruzione della nuova fortificazione della città.
Ma dopo aver perso la guerra di ribellione delle città italiche contro Roma, nell’80 a.C. Pompei fu assediata e vinta da Silla, pertanto perse l’autonomia e divenne colonia romana, con il nome di Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum, con conseguente cambiamento delle cariche pubbliche e religiose.
In età imperiale, con la progressiva romanizzazione della vita sociale, la città assunse l’architettura e l’arte della cultura romana.
Nel 62 d.C. un terremoto colpì Pompei provocando ingenti danni, tanto che al momento dell’eruzione del 79 per molti edifici non erano ancora stati ultimati i lavori di ricostruzione o di restauro.
Pompei, una volta dissepolta dal materiale eruttivo, è giunta ai nostri giorni non solo con le sue architetture e il suo assetto urbano, ma anche con la vita quotidiana dei suoi abitanti, fatta di abitudini, mestieri, oggetti, scritte sui muri, tutto come era quel giorno in cui l’eruzione fermò il tempo.
Duranti gli scavi furono individuate cavità nel terreno, era il vuoto lasciato dai numerosi corpi delle vittime dell’eruzione.
Attraverso un foro fu colato del gesso liquido nei vuoti dove si trovavano solo gli scheletri, ottenendo così dei calchi, utili a fornire testimonianza per le generazioni future della tragedia che in quel giorno si consumò a Pompei.