Cosa significa Karma, origini del termine e significato religioso nelle diverse religioni orientali.
Definizione di Karma
Capita frequentemente di sentire pronunciare la parola Karma, un vocabolo derivante da un’antica lingua indiana, il sanscrito, che negli ultimi anni ha avuto larga diffusione anche tra le popolazioni occidentali.
Preso alla lettera il termine karma ha il significato di azione, intesa come atto da compiere, compito da svolgere oppure obbligo di fare qualcosa.
In un’antichissima raccolta di testi sacri scritta in lingua sancrita, i veda, il termine Karma assume l’ulteriore significato di atto o rito religioso.
Nel pensiero religioso e nella filosofia propria dell’India, questo modo di esprimersi indica un’azione volta a conseguire un obiettivo prefissato, concepito come evoluzione pratica del principio di causa-effetto, oppure generazione di qualcosa risultato di un’azione concreta.
Con questo significato, il Karma costituisce uno dei principali pilastri di diverse religioni orientali, tra cui Induismo, Buddhismo e Jainismo, in stretta correlazione col principio di reincarnazione.
Non capita di rado che la parola Karma venga collegata a una concezione della vita incentrata sulla rassegnazione che tutto avvenga per fatalismo.
Nella religione buddhista, il concetto del Karma tende all’ottimismo, dal momento che secondo le sue regole dottrinali questo termine racchiude il significato di un’ azione voluta come scelta anziché come puro fatalismo, in modo da influenzare il futuro di chi la esercita.
Tuttavia sono numerosi quelli che ritengono che il Karma rappresenti un risultato non modificabile dall’uomo.
Per il buddismo le buone azioni condurranno al bene, mentre le cattive azioni porteranno inesorabilmente al male.
Questo modo di concepire il Karma rende quindi l’uomo pienamente responsabile delle proprie azioni e delle proprie decisioni.