Storia economia Africa, dalle origini a oggi, settori principali comprendenti agricoltura, allevamento, risorse del sottosuolo, industrie e vie di comunicazione.
Agricoltura Africa
Il nucleo costitutivo delle economie africane risale al XIX secolo, quando avvenne la spartizione del continente tra le potenze coloniali che trovarono in Africa una fonte di approvvigionamento per le loro industrie, sia attraverso un intenso sfruttamento delle risorse minerarie, sia mediante la creazione di grandi piantagioni coloniali, tra cui caffè, cacao, tabacco, cotone e arachidi.
L’adozione di forme esasperate di monocoltura e la progressiva riduzione dei tempi riservati ai maggesi forestali, hanno comportato il degrado dei terreni e il conseguente impoverimento delle popolazioni locali dedite ad un’agricoltura di sussistenza.
Solo nei territori che, per le loro più favorevoli condizioni climatiche e ambientali, si prestavano all’insediamento degli Europei, come il Sudafrica, lo Zimbabwe e il Kenya, l’agricoltura ha assunto forme più razionali e variate, come anche in Algeria e Tunisia, con l’introduzione dell’agrumicoltura, della viticoltura e dell’olivicoltura.
Altrove si è invece venuta a creare una netta separazione tra colture industriali e colture di sussistenza, le prime destinate all’esportazione e soggette alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati internazionali, le seconde sempre meno sufficienti a coprire i fabbisogni alimentari della popolazione per la bassisima produttività delle tecniche tradizionali.
Mentre in passato il problema della fame non si poneva in Africa con la gravità di altre aree sottosviluppate, esso ha assunto oggi proporzioni drammatiche, dal momento che negli ultimi decenni l’incremento del prodotto nazionale lordo è risultato, per vari paesi, inferiore all’accrescimento della popolazione.
Il regresso è stato generale, ma non uniforme, risultando particolarmente accentuato per l’Africa centrale e per quella occidentale, comprendenti la fascia del Sahel più duramente colpita dalla siccità.
Le previsioni per il futuro sono ancora più preoccupanti, data la difficoltà di attuare con sollecitudine un’adeguata politica agricola, che provveda al blocco dei dissodamenti selvaggi, a scapito della foresta e della savana, che favoriscono l’avanzata dei deserti e, per diretta conseguenza, la drastica riduzione di superfici destinate alle coltivazioni.
Sebbene solo poco più della metà dei terreni agricoli africani risultino effettivamente coltivati, oggi anziché tendere ad ampliare la superficie agricola, si preferisce ottimizzare l’utilizzo dei terreni incrementandone la produzione per metro quadro con l’impiego di fertilizzanti, di sementi altamente selezionati, impianti di irrigazione adeguati e antiparassitari di ultima generazione, con un occhio particolare al perfezionamento dei sistemi di conservazione dei prodotti.
La mancanza di parte dei necessari finanziamenti, le condizioni ambientali e il ritardo tecnologico delle popolazioni locali tendono però, purtroppo, a rallentare questo progresso di incentivazione e diversificazione delle colture.
Allevamento
Soprattutto nelle zone della savana e della steppa predesertica, l’allevamento è legato ancora oggi alla transumanza stagionale, tipica di una pastorizia nomade e seminomade, che nei periodi di siccità comporta spesso la morte di migliaia di capi di bestiame.
Per quanto il patrimonio zootecnico africano risulti tutt’altro che trascurabile per numero di capi, a esso non corrisponde un’adeguata produzione di carne e latticini, fatta eccezione per le regioni ad agricoltura più evoluta, dove la resa del bestiame macellato supera persino le medie europee.
Risorse minerarie
L’Africa rimane un grande mercato di approvvigionamento per i paesi industriali che attingono alle sue ingenti risorse minerarie, dalla bauxite, maggiore ricchezza della Guinea, al ferro che abbonda in Liberia, Mauritania e Repubblica Sudafricana, al rame di cui sono grossi produttori mondiali Zambia e Zaire.
La Repubblica Sudafricana è la principale potenza mineraria africana, il maggiore produttore mondiale di cromo, oro e manganese oltre che di diamanti. Marocco e Tunisia sono grandi produttori di fosfati mentre Nigeria e Libia rientrano tra i maggiori produttori mondiali di petrolio, seguiti da Egitto, Algeria, Angola e Gabon.
Industrie
Lo sfruttamento degli idrocarburi gassosi ha avuto un rapido sviluppo soprattutto in Algeria, il paese africano ad essersi impegnato maggiormente, con i guadagni derivanti dal petrolio, per incentivare il processo di industrializzazione.
Accanto alle ridotte industrie tradizionali di trasformazione dei prodotti agricoli e di raffinazione dei minerali sono sorti impianti metallurgici, meccanichi, chimici e petrolchimici, con gli oleodotti, che trasportano il petrolio greggio fino ai porti d’imbarco, e i gasdotti insieme a molte raffinerie dislocate lungo le coste.
Nonostante questo sviluppo, l’Africa continua ad essere la zona del mondo meno industrializzata.
Comunicazioni
Stanno scomparendo i tradizionali mezzi di trasporto a trazione animale, sostituiti da autoveicoli che percorrono una fitta rete tra strade e piste carrozzabili.
Per quanto riguarda le ferrovie, queste sono distribuite in maniera non omogenea tra le varie parti del continente africano, la rete ferroviaria più sviluppata è quella del SudAfrica, abbastanza evolute sono quelle dei paesi dell’Atlante e del Nilo, dello Zimbabwe e della Zambia.
I grandi fiumi, che nel passato hanno rappresentato le maggiori vie di comunicazione, non hanno smesso di avere una discreta importanza, grazie specialmente alla costruzione di tronchi ferroviari e stradali per aggirare le loro rapide che costituivano per lunghi tratti ostacoli insormontabili alla normale navigazione.
Il trasporto aereo si è sviluppato soprattutto negli ultimi anni, i principali centri africani sono collegati tra di loro e con numerosi paesi del mondo.