Cosa vedere a Chieti, itinerario comprendente i principali monumenti e luoghi di interesse, dal teatro alle terme romane con un susseguirsi di chiese, dalla barocca San Domenico alla Cattedrale dedicata a San Giustino.
Informazioni turistiche
La città di Chieti, che sorge sul colle situato sulla riva destra del fiume Pescara, all’epoca romana si chiamava Teate.
In seguito passò sotto il governo di vari signori fino ad arrivare a quello dei Borboni.
E’ particolarmente raccomandata la visita ai resti del periodo romano di Teate, antico nome della città, tra cui il teatro, i tempietti e le terme risalenti al I secolo a.C..
Lungo Corso Marrucino si trovano la chiesa barocca di San Domenico, il museo diocesano e il teatro Marrucino, oltre al palazzo Martini Bianchi che ospita la pinacoteca Barbella dove sono conservate opere di artisti abruzzesi, interessante anche l’antica pescheria di Chieti.
Cosa vedere a Chieti
La cattedrale di San Giustino, ricostruita nel XI secolo, ha un interno a tre navate ed è fiancheggiata da un campanile ornato da bifore ogivali a doppia colonnina centrale, opera di Bartolomeo di Giacomo del 1335, mentre la cella campanaria del 1498 si deve ad Antonio da Lodi.
Dedicato prima a San Tommaso e poi a San Giustino, il duomo di Chieti fu rinnovato una prima volta dal vescovo Teodorico I nell’840 e, successivamente nell’undicesimo secolo, periodo a cui risale l’attuale impianto con la sottostante cripta.
In larga parte ricostruito nel Trecento e rimaneggiato nel XVI secolo, l’edificio dovette subire nel settecento sostanziali rinnovamenti.
La facciata attuale e il fianco destro sono del 1900.
La costruzione del campanile fu iniziata da Bartolomeo di Giacomo e terminata da Antonio da Lodi nel 1498.
Il portale della chiesa ha una lunetta con un bel mosaico di Biagio Biagetti, mentre nell’altare maggiore si trova un paliotto marmoreo del 1769 raffigurante San Giustino eremita che riceve le insegne episcopali dal popolo di Teate.
La cripta dell’undicesimo secolo, presenta due navate trasversali suddivise da cinque colonne cruciformi e decorate da affreschi del XIII e XIV secolo, che fanno da scenario all’arca marmorea del 1432 contenente le reliquie del Santo.
Dalla cripta si accede alla bella cappella del Suffragio dell’Arciconfraternita del Monte dei Morti, dove risaltano stucchi seicenteschi.
Inoltre il Tesoro della cattedrale custodisce manufatti di valore, tra cui antichi arredi sacri e varie opere d’arte.
Molti reperti archeologici sono conservati presso il Museo archeologico nazionale, tra cui la statua italica del Guerriero di Capestrano e il monumento funebre di Lusius Storax.