Camerata Nuova: cosa vedere dove lo chiamavano trinità

Cosa vedere a Camerata Nuova, itinerario comprendente i principali luoghi di interesse, tra cui Camerata Vecchia, Camposecco e i luoghi dove venne girato il film lo chiamavano trinità, da ricordare le arche di Camerata e la sagra della braciola.

Informazioni turistiche

Situato a circa cinquanta chilometri da Roma, all’interno del Parco Regionale dei Monti Simbruini e vicino al confine con l’Abruzzo, Camerata Nuova deriva il suo nome dal vecchio borgo, distrutto da un incendio nel 1859 e che si trovava quattrocentodieci metri più in alto rispetto agli 810 metri di altitudine del paese attuale, caratterizzato da case, dette camerae, in parte scavate nella roccia.

Nel mese di gennaio di ogni anno, per celebrare il ricordo del giorno in cui avvenne l’evento distruttivo, ha luogo la sagra della braciola, in quanto secondo la tradizione fu proprio durante la cottura della braciole che si sviluppò l’incendio.

Da Camerata Nuova è possibile raggiungere le rovine vecchio borgo tramite una piacevole passeggiata, a piedi o in mountain-bike, inoltre nella località di Camposecco sono visibili i luoghi usati per girare le scene del celebre film “Lo Chiamavano trinità” del 1970.

I ruderi di Camerata Vecchia si trovano sopra su una rupe calcarea situata all’estremo margine orientale di un lungo costone la cui parte più alta corrisponde al Monte Camposecco.

Cosa vedere a Camerata Nuova

Situata a 1220 metri d’altezza, la costa rocciosa dove sono presenti le rovine di Camerata Vecchia, domina a sud il profondo solco di Fosso Fioio, mentre a nord ovest è situato il grande piano carsico di Camposecco.

Visitando questi luoghi è inevitabile rimanere affascinati dalla vista delle antiche mura, all’interno delle quali, fino al 1859, viveva la gente del posto.

Di Camerata Vecchia, oltre ai ruderi delle mura di cinta, rimangono l’arco di sostegno della Chiesa di San Salvatore, alcune case situate nelle vicinanze della chiesa e i resti di un tempietto.

Per antica tradizione, a Camerata Nuova vengono costruite le arche, ovvero delle caratteristiche cassapanche usate come contenitori di vivande, indumenti e attrezzi da lavoro.

Gli abili artigiani che le realizzano vengono comunemente chiamati arcari, il legno utilizzato è quello del faggio, reperibile in abbondanza nei dintorni del paese.

Per quanto riguarda la lavorazione, le arche vengono create senza usare viti o chiodi, ma esclusivamente incastrando listelli di legno tra loro, metodologia che consente di donare a ogni opera un aspetto unico.

Questi particolari contenitori, smontabili e rimontabili rapidamente, si rivelarono particolarmente utili in occasione dell’incendio del 1859, per mettere al sicuro tutto quello che poteva essere raccolto e salvato.