Cosa vedere a Siracusa, itinerario comprendente teatro greco, orecchio di Dioniso, museo archeologico, castello di Eurialo e Duomo.
Informazioni turistiche
Circa le origini storiche, il primo nucleo di Siracusa risale al 734 a.C., eretto sulla penisola di Ortigia, considerata dai naviganti un facile approdo in quella parte dell’isola. Successivamente la città si estese verso l’entroterra.
Nel periodo antecedente la caduta sotto l’impero romano, la città allargò la sua influenza su tutto il territorio della Sicilia e sulla parte sud del mar Tirreno e del mare Adriatico, distinguendosi per la sua notevole potenza politica e militare, oltre che per la sua ricchezza culturale.
Dopo la dominazione romana, Siracusa conobbe quella normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola e borbonica. Nel corso della conquista della Libia, il porto di Siracusa assunse il ruolo di base per le comunicazioni che intercorrevano tra la madrepatria e la colonia.
Attualmente la città comprende una parte vecchia, posta sull’isola di Ortigia, e una parte nuova, divise dalla Darsena e congiunte dal Ponte Nuovo.
Nonostante che Ortigia abbia rappresentato la culla di Siracusa, poche rimangono le testimonianze del suo passato, tra cui il Tempio di Apollo, la Fonte Aretusa, il Castello Maniace di pianta quadrata con torri cilindriche angolari, situato sull’estrema propaggine della penisola di Ortigia.
Altri monumenti e edifici storici d’interesse sono il Duomo, la Chiesa del Collegio, il Ginnasio Romano, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo Nazionale di Palazzo Bellomo, il Teatro e le Latomie.
Di fianco si trova la Statua di Archimede, uno dei più celebri personaggi di Siracusa, ritratto mentre manovra uno specchio di sua invenzione, grazie al quale una leggenda racconta che riuscì a incendiare, dalla sommità di una collina, le navi nemiche.
Il Teatro Greco, usato per le rappresentazioni teatrali e per le assemblee popolari, sorse negli anni intorno al 220 a.C., ad opera di Demokopos, durante il regno di Jerone II.
Oggi ne rimangono solo i resti, dopo i danni subiti e le asportazioni di materiale subite nel corso dei secoli.
Scavato nella roccia, fatta eccezione per gli scalini più alti che erano invece riportati, con un diametro maggiore di 138 metri e una cavea di 50 gradini, è considerato uno dei più grandi di epoca greca.
Nel periodo romano, prima della costruzione dell’apposito Anfiteatro, per rendere il teatro compatibile con i giochi circensi, venne ampliata l’orchestra, restringendo il palcoscenico, e fu aggiunta una transenna in ferro per la messa in sicurezza del pubblico.
L’Orecchio di Dionisio è una grotta artificiale che deve il suo nome alla particolare forma dell’ingresso che ricorda il canale uditivo dell’orecchio umano. Da segnalare gli stupefacenti effetti di eco all’interno della grotta.
Cosa vedere a Siracusa
Nella città vecchia, in piazza Duomo, si trova il Museo Archeologico Nazionale, il maggiore della regione dedicato alla conoscenza della Sicilia pre-greca, greca e romana.
Il Museo contiene anche vari lavori attribuiti all’uomo primitivo, gran parte dei materiali conservati sono stati rinvenuti nel corso degli scavi presso Enna, Gela, Agrigento, Megara Hyblaea, Akrai e Siracusa.
Al primo piano dell’edificio è possibile ammirare le Collezioni preelleniche con materiali che vanno dalle civiltà paleolitiche e mesolitiche fino all’età del bronzo e del ferro, oltre a una sezione topografica della Sicilia greca, alcune sale riguardanti le Antichità cristiane e bizantine della Sicilia.
A piano terra, una sala è dedicata ai monumenti architettonici arcaici di Siracusa, altri ambienti sono invece adibiti alla scultura greca e romana, all’arte cristiana e bizantina.
Meritano di essere ricordati i busti di Demetra e Kore, provenienti da Agrigento, il corredo della tomba di un guerriero del quarto secolo avanti Cristo con corazza, cinturone e spada di ferro, una Dea in trono e una testa di Augusto.
Il Castello di Eurialo venne fatto costruire da Dionisio il Vecchio nel 402 a.C. con lo scopo di difendere Siracusa dalle aggressioni dei Cartaginesi.
Costituisce la migliore opera militare del periodo greco, il lato occidentale è protetto da tre fossati scavati nella roccia, il mastio trapezoidale è dotato di cinque imponenti torri parzialmente crollate. Il rifornimento di acqua in caso di assedio era assicurato da enormi cisterne poste all’interno.
Il fiume Anapo è il più famoso dei fiumi che scendono verso la costa ionica, grazie all’originalità dei paesaggi circostanti e per le battaglie che ebbero luogo lungo le sue rive.
Dopo avere attraversato la stretta gola di Pantalica, con aperture di accesso alle tombe della maggiore Necropoli siciliana, l’Anapo si getta nel Porto Grande di Siracusa.
La Grotta dei Cordari prende il nome proprio dai Cordari che lavorano al suo interno. L’antica cava di pietra, con la volta appoggiata su colonne di roccia e con la fitta vegetazione di capelvenere, ha un aspetto di straordinaria bellezza.
La Fonte Aretusa venne cantata da Virgilio e da Pindaro. Da essa scaturisce anche oggi abbondante acqua che risulta essere salmastra, probabilmente a causa di alcune infiltrazioni di acqua marina.
Racconti di mitologia greca, narrano che la ninfa Aretusa, perseguitata dal fiume Alfeo, si gettò in mare trasformandosi in fonte, sempre però inseguita da Alveo che si ricongiunse a lei mescolando le proprie acque con le sue.
La dirupata Chiesa di San Giovanni Evangelista, a più riprese distrutta e puntualmente ricostruita nel corso dei secoli, sorge nello stesso luogo dove venne sepolto il primo vescovo di Siracusa, San Marciano, nel terzo secolo.
La Cattedrale di Santa Maria del Piliero o delle Colonne, si distingue per una facciata imponente e riccamente decorata, che presenta due ordini di colonne corinzie e ha sulla gradinata le statue di San Pietro e San Paolo.
Venne costruita a partire dal 1728, terminata nel giro di qualche anno, a opera dell’architetto Palma in sostituzione della facciata Normanna crollata durante il terremoto del 1693.
Da segnalare che Siracusa è rinomata anche per le meravigliose spiagge che si trovano a pochi chilometri dalla città, tra cui la spiaggia di Calamosche, meglio nota agli abitanti del posto come “Funni Musca”, situata nel tratto costiero compreso tra Vendicari e Noto.