Secondo quanto afferma una leggenda, l’arca di Noè approdò sulla vetta di questo antico vulcano al termine del diluvio universale raccontato nella Sacra Bibbia, in un luogo inviolabile caratterizzato da nevi eterne che brillano illuminate dal sole.
Monte Ararat
L’Ararat è posizionato nella Turchia orientale all’estremità delle catene armene in un massiccio isolato, che costituisce un punto di riferimento visibile anche a grandissima distanza, grazie alla vetta innevata del grande Ararat, che si eleva oltre i cinquemila metri, abbinato verso sud-est al cono regolare del piccolo Ararat, la cui cima è di poco inferiore ai quattromila metri.
Il Monte Ararat si pone oltre il limite delle nevi eterne, fissato a 4300 metri sul versante settentrionale e a circa 4700 metri sul versante meridionale.
Giungendo al monte da occidente, ovvero dagli altopiani armeni, situati a circa 2000 metri di quota, la sensazione di grandezza diminuisce, con un dislivello ridotto a soli 3000 metri e con versanti incurvati con lieve pendenza che si accresce solo avvicinandosi alla vetta.
Da nord e da nord-est il Monte Ararat si presenta invece con tutta la sua imponenza, mostrando una facciata di 4400 metri sovrastante la steppa dell’Arace a 800 metri di quota.
La sua situazione geologica è collegata con le linee di sutura della crosta terrestre.
In Armenia sono presenti unità parecchio diverse, che rendono tale regione un autentico nodo geologico.
Infatti sia la zolla anatolica che quella centro-iraniana sono strette come in una morsa tra la zolla arabica, che si muove in direzione nord, e quella euroasiatica.
Violenti movimenti tettonici spiegano la sovrapposizione di altopiani elevati e di profonde depressioni come quella dell’Arace.
Questi movimenti sono ancora attivi, come dimostrano i catastrofici terremoti che interessano periodicamente la Turchia Orientale, concentrati soprattutto sulle maggiori suture e agendo nel senso di distacco.
La natura vulcanica della montagna viene rivelata dalla perfezione delle sue linee.
Questo vulcano, attualmente spento, si originò nel periodo pliovillafranchiano, tra il Terziario e il Quaternario.
La zona biancastra posta alla base risulta molto erosa, in essa affiora il substrato di rocce antiche, ringiovanito dai movimenti tettonici verticali prima di essere fossilizzato.
Dalle numerose bocche eruttive e da fessure radiali sono in seguito scese e si sono sovrapposte una ventina di grandi colate di basalto e di andesite, formando le pendici basse del vulcano verso i tremila metri, caratterizzate da un colore scuro.
La vetta è costituita da due cupole di trachite, alte entrambe oltre cinquemila metri e separate da una sella ghiacciata di 400 metri.
La latitudine mediterranea e l’aridità provocata dal gran caldo estivo spiegano il limite elevato delle nevi perenni del Monte Ararat, che alimentano una calotta glaciale, avente una superficie di circa dieci chilometri quadrati, che copre la cima estendendosi sul versante settentrionale, dove tre ripiani, distribuiti a altezze diverse, fungono da serbatoi naturali di neve.
I maggiori ghiacciai sono a sud-est quello di Mihtepe, a nord-ovest quello di Parrot e a nord-est quello di Abich.
Il primo a raggiungere la vetta dell’Ararat, il 27 settembre del 1829, fu Frederic Parrot, medico russo e professore dell’allora università di Dorpat, oggi Tartu in Estonia.
Nel 1845 fu la volta del geologo Hermann Abick, che scalò la montagna da est, mentre nel 1840 fu una spedizione scientifica russa a raggiungere la cima.
Tuttavia numerosi tentativi di ascensione fallirono, rafforzando la fama di montagna inaccessibile, soprattutto a causa della natura vulcanica del monte, che rende estremamente difficoltosa la salita a causa dei massi instabili aventi spigoli taglienti, e al grande dislivello da superare.