Sulcis: cosa vedere nell’arcipelago

Cosa vedere nel Sulcis, arcipelago detto sulcitano e situato vicino alle coste sud-occidentali della Sardegna in provincia di Carbonia-Iglesias.

Isola di Sant’Antioco

L’isola è collegata alla Sardegna attraverso un istmo artificiale e un ponte che si trova all’ingresso dell’isola, dove è ancora visibile, ristrutturato varie volte, il vecchio Ponte Romano.

L’isola comprende due comuni, Sant’Antioco e Calasetta, con i rispettivi insediamenti minori di Maladroxa e Cussorgia, per il resto ci sono poche case disperse nelle campagne.

Il territorio dell’isola è collinare, la costa in prevalenza rocciosa offre varie e suggestive spiagge.

L’isola era già abitata in epoca preistorica, infatti sono stati rinvenuti reperti che risalgono al III millennio a.C. appartenuti ad una popolazione che gli storici ritengono provenisse dall’Africa.

Intorno al 1500 a.C. ebbe inizio la civiltà nuragica, famosa soprattutto per le caratteristiche costruzioni chiamate nuraghi, che ancora oggi sono presenti sul territorio.

Nell’VIII secolo a.C. approdarono sull’isola i primi fenici per scambiare i loro prodotti con quelli delle popolazioni nuragiche e per fondare nel 750 a.C. la città di Sulci o Sulky.

Nella seconda metà del VI secolo a.C. l’isola fu conquistata dai cartaginesi.

A seguito delle guerre puniche, nel 258 a.C., l’isola passò sotto il dominio romano, fino alla fine dell’impero a cui seguirono le invasioni barbariche, in particolare dei Vandali che nell’anno 534 d.C. furono sconfitti dai Bizantini e l’isola passò sotto il dominio di Costantinopoli.

Alcuni secoli prima, nel II secolo d.C. era stato esiliato nell’isola il medico cristiano Antioco originario della Numidia, martirizzato e successivamente proclamato santo, da cui derivò il nome dell’isola e della cittadina.

Nell’VIII secolo iniziarono le incursioni arabe che costrinsero la popolazione ad abbandonare l’isola.

Fu richiesta la protezione delle Repubbliche marinare di Genova e Pisa che si trasformò ben presto in un predominio a cui fecero seguito i domini degli aragonesi e degli spagnoli, oltre alle frequenti incursioni piratesche, fino a quando l’isola divenne parte del Regno di Sardegna dei Savoia.

Nel corso del XVIII secolo Carlo Emanuele III decise di incrementare la popolazione facendo arrivare sull’isola di Sant’Antioco e su quella di San Pietro immigrati di origine e cultura ligure, detti Tabarchini, perché provenienti dall’isolotto di Tabarca situato al largo della Tunisia, dove si erano insediati intorno al 1540, avendo avuto in concessione l’isola.

La cittadina di Sant’Antioco sorge sull’antica città di Sulci o Sulky.

L’abitato fu fondato dai fenici che lo resero un centro molto importante nel mediterraneo, e continuò ad esserlo anche successivamente nell’età cartaginese e romana.

Tracce di queste civiltà sono ancora oggi visibili nel paese.

Dell’epoca fenicia e punica i resti più significativi sono rappresentati dal Tofet, un’area sacra dove sono state rinvenute urne contenenti ossa bruciate di bambini, insieme talvolta a piccoli animali e spesso accompagnate da stele di pietra.

E’ un’area all’aperto collocata all’estremità settentrionale dell’abitato su di una collina, in località “Sa Guardia de is Pingiadas”.

Poco distante sorge la Necropoli di età punica, utilizzata anche in età romana dove sono state rinvenute numerose tombe ipogeiche, con camere scavate nella roccia alle quali si accedeva tramite un corridoio di gradini in discesa.

A Sant’Antioco viene effettuata una lavorazione molto particolare, la filatura e la tessitura del bisso, fibra ricavata da un mollusco che si trova nelle lagune locali a fondo sabbioso.

Isola di San Pietro

Il nome dell’isola deriva dall’apostolo Pietro che secondo la tradizione vi fece naufragio durante il viaggio verso Roma.

L’isola ha un territorio collinare, i punti più elevati sono le colline Guardia dei Mori, m.211 s.l.m. e Tortoriso, m. 208 s.l.m. E’ caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea, da zone montuose ricoperte di boschi, saline, stagni e poche sorgenti.

Le coste sono alte, rocciose con falesie, insenature e grotte scavate dal mare a nord ed a ovest, basse e sabbiose ad est ed a sud.

La storia recente dell’isola, che era conosciuta fin dall’antichità, accogliente luogo di scalo di antiche rotte, ebbe inizio con l’arrivo sull’isola di una popolazione proveniente dall’isolotto tunisino di Tabarca.

Questa comunità di “tabarchini” era di origine ligure, in gran parte proveniente dalla cittadina di Pegli, e nel 1738 su invito di Carlo Emanuele III di Savoia si trasferì dall’isolotto di Tabarca a l’isola di San Pietro, dove iniziò la costruzione di quello che è ancora oggi il principale centro abitato dell’isola, la cittadina di Carloforte, chiamata così in onore del sovrano sabaudo.

L’isola di San Pietro è interessante anche dal punto di vista faunistico, lungo le coste dell’isola sulle alte scogliere a strapiombo sul mare, nidifica una numerosa colonia di falchi della regina, che in autunno migra in Madagascar dove sverna, inoltre sono presenti varie specie di uccelli, fra cui il fenicottero rosa.

Il mare che si estende lungo le coste esterne dell’isole di Sant’Antioco e San Pietro è interessato dalla migrazione dei tonni, nel periodo che và da metà maggio a metà giugno, durante il loro passaggio viene effettuata la tradizionale pesca del pregiato tonno rosso.

Isola Piana

Poco distante dall’isola di San Pietro si trova l’isola Piana.

E’ una riserva naturalistica per la presenza di specie protette come il Falco della Regina.

In passato l’isola ospitava gli impianti della tonnara più importante della zona, adesso trasformati in residenze private.

Tutta l’isola è privata e per poter accederci occorre presentarsi all’ufficio amministrazione, presso il porto.