Frasi di San Camillo de Lellis: citazioni dagli scritti

Aforismi, citazioni dagli scritti e frasi di San Camillo de Lellis, fondatore dell’ordine dei Camilliani e santificato da Papa Benedetto XIV. Nato a Bucchianico in Abruzzo da una famiglia aristocratica, iniziò il suo percorso di fede quando fu assunto nel convento dei padri cappuccini di Manfredonia e si fece frate all’età di 25 anni.

Scritti di San Camillo de Lellis

– Non mi piace la pietà che taglia le mani alla carità.

– Se gli infedeli vedranno la nostra carità per gli infermi non avranno bisogno di altri argomenti per convertirsi.

– Più cuore in queste mani.

– Dio è tutto, il resto è nulla. Salvare l’anima è l’unico impegno della vita che è breve.

– Signore, perdona a questo grande peccatore. Dammi tempo di fare penitenza. Non più mondo, non più peccati!

– Perché non organizzare una compagnia di uomini pii e dabbene, che non per mercede, ma volontariamente e per amore di Dio servano gli infermi con quella carità e amorevolezza che sogliono fare le madri per i loro propri figlioli infermi?

– Con la maggiore diligenza possibile, con l’affetto di una madre verso il suo unico figlio infermo e guardando il povero come la persona di Cristo.

Citazioni di San Camillo de Lellis

– Servire gli infermi, anche appestati, con rischio della vita.

– Gli infermi sono pupilla e cuore di Dio e quello che fate a questi poverelli infermi, è fatto a Dio stesso.

– Chi serve gli infermi, serve assiste Cristo nostro redentore.

– Nessuna tra le opere di carità piace più a Dio di quella del servizio ai poveri malati.

– Chi serve gli infermi, ha un segno palese di predestinazione.

– Padri e fratelli miei, miriamo nei malati la persona stessa di Cristo. Questi malati cui serviamo ci fanno vedere un giorno il volto di Dio.

– Poiché Dio non mi ha voluto Cappuccino, né in quello stato di penitenza che tanto desideravo di stare e di morire, è segno dunque che mi vuole qui, al servizio di questi poveri suoi infermi.

Frasi di San Camillo de Lellis

– Dio ci ha mandato questa infermità perché, fatti buoni e perfetti maestri nel patire, sappiamo poi con più carità e compassione servire e compatire gli infermi.

– Desideriamo, con la grazia di Dio, servir a tutti gl’infermi con ogni carità.

– La croce che portiamo sul petto significa che tutti noi, segnati di questa santa impronta, siamo come schiavi venduti e dedicati al servizio dei poveri infermi e che questa che abbiamo abbracciata è congregazione di croce, cioè di morte, di patimento, di fatica.

– Asini macilenti ricoperti di una bellissima e ricchissima gualdrappa….(riferendosi ai ministri degli infermi che mostravano la croce senza possedere un’autentica carità).

– Signore mio, anima mia che posso io fare per te? (San Camillo domandò ad un infermo spazientito).

– Non bisogna mai perdere di vista Dio, ma contemplare il Creatore nella Creatura.

– Un buon soldato muore in guerra, un buon marinaio muore in mare, un buon ministro degli infermi muore all’ospedale.

– Il Signore mi ha lasciato senza piaghe solamente le mani, perché se avessi avute impiagate anche queste, non avrei potuto esercitarmi in beneficio dei poveri.